“Il signore delle mosche”: l’uomo è il male

L’uomo produce il male come l’ape produce il miele.

William Golding ci offre un quadro terribilmente chiaro di quella che è la reale natura dell’essere umano: la malvagità. Una presenza che non turba soltanto gli adulti, ma anche i bambini, quelle creature così innocenti, animate dalle intenzioni più nobili.

L’uomo è pur sempre un animale che, a contatto con un ambiente privo di civiltà, ritorna al suo stato originario, ritorna alla semplificazione dei sentimenti, ritorna all’era delle pulsioni, abbandona la razionalità.

Una manciata di ragazzi precipita su un’isola, nel bel mezzo del nulla assoluto. Un paradiso terrestre che, con il passare del tempo, diventa addirittura una specie di personaggio, assume le fattezze di uno spirito malvagio, rude, selvaggio. L’ambiente selvatico si trasforma ben presto nell’inevitabile “ritorno alle origini” e i tentativi di dar vita ad una società ordinata falliscono.

Il gruppo si divide: da un lato ci sono quelli che cercano in tutti i modi di preservare l’ordine, dall’altro regnano gli istinti animali, il voler procurarsi cibo e combattere. La violenza prende il sopravvento, niente va come dovrebbe, e tutto prende una piega decisamente inaspettata.

Da una parte, c’era il mondo brillante della caccia, le tattiche, l’adrenalina feroce, l’astuzia; dall’altra, ecco il mondo del buonsenso comune, le sue aspirazioni e il suo sconforto.

Il Signore delle mosche, la Bestia che i ragazzi tanto temono, sono loro stessi, accecati dall’inferno della solitudine e della rassegnazione. Il Male s’insinua fino a combaciare con le loro figure. E, alla fine, cosa succederà, chi vincerà? La parsimonia e la coerenza, oppure il rozzo mondo animale?

La risposta è paradossale.

Nonostante la lentezza della narrazione, devo ammettere che questo libro mi ha piacevolmente colpita. Ogni cosa in queste pagine assume un significato metaforico molto profondo, ogni personaggio rappresenta una virtù o un difetto dell’uomo, e potremmo dire che l’intero gruppo sia una sorta di raffigurazione dell’umanità che, quando si trova a dover fare i conti con un ambiente così selvaggio, perde i “lumi della ragione”.

L’uomo è una vittima, una marionetta comandata dal Male, dal Signore delle mosche: è impossibile sfuggirgli.

“Che idea balzana, pensare alla Bestia come a qualcosa che potevate cacciare, e uccidere! […] Ma tu lo sapevi, vero? Lo sapevi che sono parte di te? Vieni qui, avvicinati; più vicino, ancora di più! Lo sapevi che è per causa mia che non c’è via di scampo? Ecco perché le cose stanno così, e non c’è verso di cambiarle.”

Il Signore delle mosche

Classificazione: 4 su 5.

6 risposte a ““Il signore delle mosche”: l’uomo è il male”

  1. Mi è piaciuto un sacco Il signore delle mosche, è vero che la narrazione è lenta, a tratti troppo descrittiva ma l’ho comunque apprezzato per il messaggio e per gli spunti di riflessione molto interessanti 😊

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    1. È un gran bel libro alla fine, quando si comprende appieno il suo significato

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  2. Capolavoro incredibile, metafora con più di un livello di lettura che per esempio può coincidere con l’iniziazione alla fase adulta e alla perdita d’innocenza, sia per il singolo che per estensione all’umanità intera.
    Grande influenza fra l’altro in ambito musicale e cinematografico

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    1. Il bello è che ognuno ne dà una propria interpretazione, non c’è una verità assoluta, e penso che questa sia la cosa più bella della lettura! Un bellissimo libro, concordo, lo consiglio a tutti

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  3. Io l’ho letto anni fa e ricordo di aver trovato un po’ complesso il tipo di narrazione di Golding: mi hai fatto venire voglia di riprovare ad apprezzare questo romanzo

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    1. Già, all’inizio lo stile narrativo può non sembrare dei migliori, però ti consiglio di rileggerlo 😉

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