Frammenti scritti di suo pugno.
(Parlando di se stesso) Talento per molte cose, nessuno per altre. Temperamento: malinconico. Senso artistico: attitudine a provare sentimenti molto più che a osservare; anche nei suoi giudizi è più soggettivo che oggettivo. L’emozione gli è più propria che non lo sforzo; per capire le cose preferisce abbandonarsi al suo istinto anziché riflettere. La sua intelligenza è più astratta che pratica. La sua immaginazione è robusta, rivolta all’interno, ma cerca spesso la sua ispirazione al di fuori. Quest’uomo che possiede sagacia, senso artistico, molta memoria e scarsa ironia, quest’uomo che sente più di quanto ragioni, è votato all’arte, non alla speculazione […] Come uomo si distingue per il gusto, il tatto, la mancanza di timidezza, per la forza dello spirito, l’amabilità, le doti artistiche. Quando vuole piacere sa piacere. Fermo con i forti, è distaccato con i mediocri, ama burlarsi di loro ma sa anche tenerseli legati. Non è geniale. La lotta gli è estranea, inoltre preferisce sognare in silenzio […] È religioso senza religione. Ama gli esseri e non teme il Destino […] Vorrei dipingere il suo animo, ma ahimè non lo conosco completamente, è circondato da un velo impenetrabile che solo gli anni potranno scoprire…
Senza sapere perché fuggo gli esseri umani. Esco poco tanto sono disgustato dalla meschineria e dalla grettezza delle idee di questo mondo egoista. Cos’è questo mondo abitato dagli uomini? Un immenso cimitero di sogni vani, un sonno di morte con sogni sanguinanti, un giardino piantato con cipressi e salici piangenti, un caleidoscopio muto con figure in lacrime.
Se sapeste quale ardore, che ribollire dentro di me, e come sarei già alla centesima delle mie sinfonie se solo le avessi scritte! Ci sono dei momenti in cui la musica mi possiede completamente…
Zwickau, 17 marzo 1828
Il periodo scolastico, dunque, è terminato e il mondo si apre innanzi a me. Io non potevo quasi trattenere le lacrime uscendo per l’ultima volta dalla scuola; ma erano più lacrime di gioia che di dolore. Adesso bisogna che il vero uomo, celato sinora, entri in scena e si mostri qual è. Scagliato nella vita, lanciato nelle tenebre del mondo, senza guida, né maestro, né padre: tale è la mia sorte. Tuttavia, ora che sorridendo gaiamente e liberamente affronto le sue tempeste, il mondo mi appare in una luce migliore. Guidami, amico mio, in questa vita agitata, e se lo sventato giovane dovesse cadere, risollevalo! Quell’ottimismo greco, che vedeva la vita sempre bilanciata tra la gioia e il pianto, è giusto, e ben s’addice all’epoca dei ‘mulorum’: ma non deve degenerare in uno sregolato impeto, che sorvola giocondo e sorridente su tutte le cose. Tutto ciò che è buono e bello infiamma in questo momento l’anima dell’adolescente, e gli alti ideali e tutti gli dèi greci s’ergono splendenti in quest’Olimpo di giovinezza. Amico, rimani mio amico anche s’io dovessi divenire indegno della tua amicizia. E s’io dovessi arrossire d’aver scritte queste righe, se più tardi non dovessi agire in conformità ad esse, ponile sotto ai miei occhi a guisa d’ammonimento e di protezione. Tu sei, tu sei stato il solo a cui io abbia aperto il mio cuore dolorante o rapito di gioia.


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