Cronaca di una morte annunciata

«Fu molto facile – disse – perché avevo deciso di morire.»

In un villaggio che assomiglia molto ad un “mortorio di indios”, Santiago Nasar dovrà essere ucciso, e questo è un fatto assodato e più che risaputo. In un’atmosfera vagamente onirica e realistica assieme, tutti, nel suo villaggio, vengono a saperlo, alla luce del sole, eppure, per strane coincidenze, nessuno potrà impedire l’omicidio.

L’aria è rarefatta, oppressiva, l’atmosfera austera e arcaica impregnata di tragedia fino al midollo. Il linguaggio lineare che viene adottato è semplice e poco ampolloso e rende sempre più vivida l’idea di un mondo molto rudimentale e arretrato.

Datemi un pregiudizio e solleverò il mondo.

S’intravede costantemente – in lontananza – questa contrapposizione tra la brutalità di questa realtà estremamente stereotipata e la complessità propria della vita umana. Ed è proprio nel momento in cui si reprime con l’arretratezza questa complessità che nasce la tragedia: una tragedia dovuta a sciocche questioni d’onore gravose come veri e propri doveri morali da dover rispettare senza indugio.

Quando la vita viene negata in favore di radicati retaggi culturali, gli uomini diventano ossessionati, quasi inconsciamente, dal proprio dolore, legati alle proprie rovinose convinzioni.

I galli dell’alba ci sorprendevano mentre cercavamo di riordinare le numerose casualità incatenate che avevano reso possibile l’assurdo, ed era evidente che non lo facevamo per una semplice ansia di chiarire misteri, ma piuttosto perché nessuno di noi poteva continuare a vivere senza sapere con esattezza qual era il posto e la missione che ci aveva assegnato la fatalità.

Una tragedia, questa, che ha il suo principio nella costante ricerca di sofferenza: come bambini spauriti, i personaggi si muovono attraverso le fatalità impotenti, inconsciamente alla perenne ricerca della morte. Non sempre intesa come morte fisica, ma anche come morte spirituale, a cui da sempre sono stati educati e addestrati. La morte come impulso e bisogno irrazionale, in qualsiasi forma, purché neghi la vita, che mai è stata loro insegnata.

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