“Le notti bianche”, o inno alla giovinezza

Prendo tra le mani il piccolo volume.

Mi ritrovo a pensare a varie cose, prima fra tutte che son passati già tre anni dalla prima volta che ho sfogliato queste pagine. Sfioro la carta con devozione, quasi stessi compiendo un rito sacro di riconciliazione con una parte di me da tempo affidata all’indifferenza del dimenticatoio.

Mai prima d’ora avevo avuto l’ardire di avventurarmi tra pagine già precedentemente esplorate. Chissà, forse per paura di alterarne l’impressione originaria? Forse per paura che lì, tra la carta, giacesse rannicchiata una me più giovane che sarebbe caduta in frantumi non appena su di lei si fosse posato il mio sguardo consapevole e maturo?

Ma il mio sguardo (senza dubbio più lucido e cosciente) è pur sempre lo stesso sguardo di quella ragazzina che, forse senza riuscire a spiegarsene la ragione, sentiva il cuore colmo di una compassione fraterna per quel sognatore che con tanta ingenuità si difendeva con le più puerili fantasticherie dal terrore di vivere.

Sono un sognatore. Ho così poca vita reale che attimi come questo, come adesso, li considero una tale rarità che non posso non farli rivivere nei sogni.

Caro lettore, questo sognatore di cui ti parlo non rappresenta altro che la paura di trovarsi faccia a faccia con la propria amorfa identità, il terrore di rendersi conto di non avere una storia.

L’inconcepibilità e la precarietà del futuro lo costringono a vivere in un presente atemporale, in cui ogni cosa è frutto degli effluvi del raffinato veleno della fantasia. E la fantasia, a sua volta, non è che il naturale parto della noia e della delusione: si sa, d’altronde, che si crea e si partorisce solo quando si è saturi di un subdolo e avvilito dolore.

Perché già mi comincia a sembrare in questi momenti che non sarò mai in grado di cominciare a vivere una vita autentica…

[…] mi ritrovo a vivere momenti di ritorno alla lucidità, che sono terribili! Nel frattempo senti come, tutt’attorno a te, vortica e rumoreggia nel turbine della vita la folla degli uomini, senti, vedi come vive la gente, come vive in realtà, vedi che per loro la vita non è proibita, che la loro vita non se ne vola via come un sogno, come una visione, che la loro vita eternamente si rinnova, che è eternamente giovane, e non una sola delle sue ore assomiglia a un’altra, quando invece malinconica e monotona fino alla trivialità è la timida fantasticheria, schiava dell’ombra, dell’idea, schiava della prima nube che improvvisa offusca il sole e serra con l’angoscia l’autentico cuore pietroburghese, che tanto caro ha il proprio sole.

[…] Senti che alla fine questa fantasia inesauribile si stancherà, si esaurirà nell’eterna tensione, perché stai diventando grande, ti stai allontanando dai tuoi ideali di un tempo: essi si riducono in in polvere, in frantumi; se non esiste dunque un’altra vita, da questi stessi frantumi toccherà ricostruirla. E nel frattempo l’anima vuole e invoca qualcosa d’altro! E invano il sognatore fruga, come nella cenere, tra i suoi vecchi sogni, cercando in quella cenere foss’anche solo una scintilla per ravvivarla.

Guardandolo dall’alto della mia (presunta) maturità, non posso che ritornare ai miei più teneri anni, in cui la realtà non era che una mia personalissima costruzione mentale che, a differenza di ciò che è tangibile, trasudava l’irresistibile fascino delle cose imperiture e che eternamente si rinnovano. Ma dietro la dolcezza dell’astratto, ecco che si cela l’inclemente delusione. Ecco che l’astratto si deforma, si piega su se stesso, e soccombe anch’esso al deterioramento infido e ineluttabile del tempo che corre via.

E come dimenticare, poi, quel fisiologico bisogno giovanile di ergersi a tempio di sincerità e candore: quegli anni in cui anche io (e sì, anche tu, lettore) parlavo con la stessa imprudenza, con la stessa mirabile onestà del nostro sognatore?

Chissà (mi chiedo, ora che tento di mettere ordine nelle mie impressioni) se le mie notti bianche son già finite.

Dio mio! Un intero attimo di beatitudine! È forse poco per la vita intera di un uomo?…

Classificazione: 5 su 5.

12 commenti

  1. Avigail ha detto:

    Bellissima recenzione come bellissimo è il libro di cui parla.
    Lo leggerò!

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  2. SaraTricoli ha detto:

    da quel che dici è assolutamente da leggere ^_^
    Grazie del consiglio e complimenti 😘

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    1. Gabriella Caiazza ha detto:

      Sì, mi è piaciuto davvero tantissimo!

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  3. The Butcher ha detto:

    Dostoevskij è uno dei miei scrittori preferiti. Adoro il suo stile narrativo e adoro l’introspezione dei suoi personaggi e la sensibilità con cui ne parla. Quest’opera ancora mi manca ma dopo la tua recensione farò di tutto pur di recuperarlo. Il concetto di fantasia espresso in questo libro è sicuramente molto interessante e originale e il modo entusiasta che hai usato per parlarne mi ha convinto!

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    1. Gabriella Caiazza ha detto:

      Sono davvero contenta che anche a te piaccia così tanto Dostoevskij! Vale davvero la pena di leggerlo

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  4. wwayne ha detto:

    C’è un bellissimo film tratto liberamente da Le notti bianche, Two Lovers: l’hai visto?

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    1. Gabriella Caiazza ha detto:

      Ciao wwayne! No, non l’ho visto, ma lo vedrò sicuramente.

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      1. wwayne ha detto:

        Allora sono onorato di avertelo fatto vedere: è uno dei pochi film che riesce a parlare di amore in maniera profonda, senza mai diventare sdolcinato. Anche quest’altro film ci riesce: https://wwayne.wordpress.com/2020/05/14/il-mio-primo-amore/

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  5. luisa zambrotta ha detto:

    Che bella recensione!
    Grazie per averla condivisa

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    1. Gabriella Caiazza ha detto:

      Sono felicissima che ti sia piaciuta 🙂

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      1. luisa zambrotta ha detto:

        Grazie a te ❣️

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